L’acufene rappresenta uno dei disturbi psicofisici più frequenti, diffusosi negli ultimi anni, si tratta infatti di un disagio molto comune. Questo viene definito come un rumore fantasma, in quanto è reale all’interno del sistema uditivo di un individuo, ma nella maggior parte dei casi non è generato da fonti o sorgenti esterne.
Una delle condizioni che più preoccupa, infatti, è proprio l’origine di questo suono che sembra essere generato dal nulla. Gli studi e le ricerche scientifiche condotte in merito, hanno confermato che non si tratta di una malattia, ma di un sintomo a tutti gli effetti.
Quando si parla di acufene, si fa rifermento a una problematica molto soggettiva, in quanto la sua essenza e la sua modalità di manifestazione dipende dall’individuo.
Ci sono infatti molte persone che percepiscono il suono in maniera differente in termini di tonalità, livello e volume.
Molto frequentemente la percezione di questo suono è individuabile all’interno di un solo orecchio, talvolta è centrale. La sua durata non è una condizione oggettiva, l’acufene si manifesta attraverso delle frequenze ondulatorie, ma nel contempo in alcuni soggetti può essere anche costante.
La condizione che più preoccupa è che l’acufene è spesso accompagnato da problemi all’udito che, in riferimento alla persona, possono essere classificabili come lievi o gravi.
L’acufene è pericoloso?
Da un punto di vista medico l’acufene non è particolarmente dannoso in quanto non si tratta di una malattia vera e propria, ma di un sintomo.
L’aspetto da considerare però è proprio il suono che, essendo costante e fastidioso, può influire sulla psiche. È proprio per questa motivazione che moltissime persone considerano questo disturbo come una tortura.
L’acufene persiste infatti per tutta la durata del giorno e per molto tempo, oltretutto può essere la causa di disturbi legati all’attività celebrale e al sonno.
La pericolosità dell’acufene risiede principalmente nella componente emotiva, in quanto se questo disturbo viene ampiamente percepito, diviene un vero e proprio disturbo a livello cosciente.
L’acufene è distinguibile in compensato e scompensato; il primo non è considerato molto fastidioso dal soggetto, mentre il secondo causa molta sofferenza. L’acufene scompensato, infatti, influisce in modo negativo sulla qualità della vita perché intacca altre componenti dell’organismo.
L’acufene scompensato, infatti, essendo molto doloroso può avere conseguenze negative anche in relazione a sonno, ansia, depressione, disturbi psichici, stress e isolamento sociale. In molti pazienti inoltre, questo disturbo può provocare cefalea, disturbi al sistema uditivo, tensioni muscolari e vertigini.
Quanto dura l’acufene?
Come già anticipato l’acufene rappresenta un disturbo al sistema uditivo, ma è classificabile come un disagio soggettivo. Questo perché si manifesta in maniera differente in relazione ai diversi pazienti, alcuni possono percepire il dolore maggiormente rispetto ad altri individui.
Anche il tasso di dolore non è lo stesso e può variare in relazione alle persone. Altrettanto importante è la componente temporale, per quanto l’acufene sia un sintomo ampiamente testato e studiato, gli studi e le ricerche scientifiche condotte in merito, non hanno portato a risposte certe in relazione alla durata.
Un acufene può comparire in poco tempo e comparire subito dopo, ma nel contempo può perseverare per molti giorni, mesi o anni.
In relazione alle diverse manifestazioni dell’acufene è stato possibile grazie ad alcuni medici, distinguere diverse tipologie relative al sintomo:
– Acufene cronico; in questo caso i sintomi e i disturbi legati all’acufene possono persistere per anni, ed è possibile contrastarli solo attraverso delle cure farmacologiche o terapie.
– Acufene sub-acuto; si tratta di un’altra variante di acufene, può scomparire e ricomparire nel giro di circa tre o sei mesi, il disturbo può essere contrastato attraverso lo svolgimento di alcuni esercizi particolarmente rilassanti.
– Acufene acuto; questa variante di acufene dura meno di tre mesi e può sparire in modo spontaneo, senza quindi ricorrere necessariamente a interventi o terapie. In questo caso si può migliorare la situazione se si somministrano specifici farmaci.
L’acufene causato dai denti e dalla malocclusione
Esiste un nesso evidente tra la dentatura e l’acufene stesso; la componente principale di questo sintomo è l’articolazione temporo-mandibolare.
Il fattore scatenante di tale disturbo legato ai denti è una malocclusione dentale, caratterizzata in particolare da una scorretta chiusura delle arcate dentali della bocca.
La stessa malocclusione può derivare da fattori come la dentatura storta, la mancanza di denti o da una strana conformazione delle ossa ( mandibola e mascellare superiore ) . Questa condizione agisce sul tensore del timpano e sulle strutture del sistema uditivo generando l’acufene con i suoi fischi.
Anche nel caso dell’acufene dentale si possono riscontrare vertigini, disturbi psicofisici, ronzii e dolore localizzato. Recenti studi condotti in relazione al sistema dentale hanno dimostrato che per combattere tale problematica bisogna agire su specifiche componenti.
L’acufene dentale può essere spesso risolvibile, a tal proposito è necessario rivolgersi ad un professionista odontoiatra che può consigliare al paziente utili soluzioni come:
- Rilassare i muscoli dell’ATM tramite trattamenti specifici
– Eliminare le infiammazioni mandibolari
– Riempire gli spazi vuoti tra i denti
– Riallineare i denti storti
La riabilitazione dentale in senso generico porta sempre ad un evidente miglioramento e/o risoluzione totale del problema che ha colpito l’apparato uditivo con progressiva riduzione anche degli effetti collaterali che l’acufene ha generato nel tempo.
Merisio dott. Gianluca